Oman – 2002
Viaggio sulla cresta del drago
È un posto strano, l’Oman, per due “africanisti”. Guardato quasi con sospetto, innanzitutto perché ci andiamo senza Hotel Charlie e poi perché il deserto è sempre stato per noi solo il Sahara.
Eppure l’Empty Quarter, il Rub al-Khali, raccontato da Bertram Thomas in Across the Empty Quarter del 1932, o da Wilfred Thesiger in Sabbie Arabe, in italiano nell’edizione di Neri Pozza, comincia dall’Oman, passa per lo Yemen ed entra in Arabia Saudita. Insomma… di sabbia ce n’è tanta.
Wilfred Thesiger nacque ad Addis Abeba nel 1910 e studiò a Eton e Oxford. Nel 1935 fece parte del Sudan Political Service e quando scoppiò la guerra venne distaccato alla Sudan Defence Force. Dopo la guerra viaggiò nel Kurdistan, nel sud dell’Iraq, in Marocco, in Africa centrale e orientale. Tra le sue opere ricordiamo Sabbie arabe (Neri Pozza 2002) , Desert, Marsh and Mountain: The World of a Nomad, The Life of my Choice e Visions of a Nomad.
Noi arriviamo a Muscat, via Dubai, il 18 aprile 2002 per fermarsi fino al 28 aprile: dieci giorni dedicati sostanzialmente al nord del Paese, alle coste fino a Sur e alle montagne che sono di spalle alla capitale. Negli emirati solo una giornata di stop over… per lo shopping.
L’Oman è un paese ricco: i suoi abitanti siedono sui pozzi di petrolio e non pagano tasse; gli indiani lavorano abbastanza per tutti; negozi, centri commerciali, concessionarie di varie marche automobilistiche, banche, parcheggi, strade e ponti, sopraelevate fanno parte del panorama.
La zona montuosa dell’Akhdar è molto bella e molto arida, con wadi che percorriamo con un potente Toyota LC4500 (noi Land Roveristi abbiamo fatto anche questo!) e piste che si inerpicano alte per i villaggi. E’ in questa zona che sono numerose le tracce storico-archeologiche del paese, con molti forti dei secoli XVI e XVII, quasi tutti in fase di restauro, o resti di città ancora più antiche. Ed è anche la zona più abitata del paese, dove si trovano città importanti come Nizwa, Bahla o Rustaq, ormai divenute anche centri turistici di una certa rilevanza.
Il nostro viaggio, del quale non resta quasi documentazione per un inghippo digitale, ci porta a Sur, lungo una splendida costa, bordeggiando l’oceano su una comoda pista sterrata: porto conosciuto soprattutto per la costruzione dei dhow, le tipiche imbarcazioni omanite. Dopo una giornata di mare splendido, ripartenza verso nord per la città di Nizwa: accogliente, turistica, comoda, nei cui dintorni troviamo il wadi Al Mohadin, i forti di Bahla e di Jabrin che meritano una visita insieme alle tombe preistoriche in stile nuragico di Alayn.
Da questa città parte quella che per noi è stata la parte più spettacolare del viaggio: l’attraversamento della catena montuosa dell’Akhdar, per raggiungere paesini sospesi come Bilad Sayat o percorrere il Wadi Sahtan.
Le piste seguono il fondo degli wadi oppure si arrampicano intorno a valli dagli incredibili strapiombi: il Toy ci passa appena, se apro la mia portiera mi affaccio su un buco di 200 metri, è il caso di guardare molto bene dove si mettono le ruote. In altri casi le frane hanno interrotto la pista e siamo costretti a passare su ghiaioni sciolti e instabili. Con ancora più attenzione. Ma è incredibilmente bello e rischioso.
E in fondo c’è ancora Muscat con i suoi ozii arabi.