Natale a Mosca – 2008
splendidamente gelida
Mosca per la sesta volta nell’ultima dozzina d’anni, per Irene è invece la prima: Mosca di inverno e, per di più, sotto Natale (il 7 gennaio è la festa copta) è ancora un altra cosa. San Basilio, già di per se abbastanza zuccherosa con le cupole dorate a cipolla sulle facciate multicolori, diventa un palazzo da torta eccessivamente dolce, o da paese delle favole, quando nella Piazza Rossa svetta un immenso luccicante albero di Natale, la pista di pattinaggio è gremita di danzatori e i magazzini Gum sfavillano di luci che ne contornano tetti e finestre. Solo il mausoleo di Lenin resta una presenza scura e severa.
Anche Gorki Park si e attrezzato per le gelide festività: i suoi viali e le sue piazze sono una immensa pista di pattinaggio dove si riversano migliaia di moscoviti fino a sera per meno di due euro.
Mosca città dei balocchi, almeno per le vie del centro è quanto di più vero: i negozi di tutte le grandi firme della moda hanno le loro vetrine, egualmente le più ricche gioiellerie, che espongono solo pezzi importanti. E dove altro puoi vedere in vetrina, e se ti garba comprare, Bentley, Rolls Royce, Ferrari e Lamborghini? Per chi può qui trova tutto.
Mosca una città ordinata e pulita, senza più poveri che affollano le calde stazioni della metropolitana vendendo poche cose di casa, mentre fuori il generale inverno comanda truppe di ghiaccio. Resta da chiedersi dove sia finita questa gente che non vedo più. I controlli di polizia sono discreti, anche se la militia è ovunque presente pronta a chiederti un documento se porti sul collo una faccia che non piace. Certamente una soluzione semplicistica e potenzialmente arbitraria che ha ottenuto l’effetto di ‘ordinare’ la città. Un colpo di mano e di lifting di un regime? Che tuttavia si preoccupa di fornirci tanti bagni pubblici: non saranno belli i parallelepipedi di resina bianchi e azzurri (quelli portatili da “grandi eventi”) ma sono in tutte le piazze. E quando fa freddo sono utili a tanti… provate a Milano, a trovarne uno, di bagno pubblico.
Mosca è imperiale, roboante ed eccessiva, un giovane gradasso… Russo dentro. Il Cremlino ne rappresenta lo spirito con le torri e le mura rosse, un cannone enorme con palle troppo grandi per la sua bocca, chiese splendidamente tatuate. Infatti gli affreschi di santi e guerrieri ricoprono pareti e soffitti con colori attenuati dai secoli, soffici dipinti che sembrano un total body tattoo religioso e reale.
Mosca la città delle contraddizioni. Il National, hotel dove siamo, di fronte al Cremlino è una location perfetta che si fa pagare. Il National te lo aspetteresti pieno di turisti. Invece la maggior parte sono giovani famiglie russe. Nel Metro ieri sbirciavo nel portafoglio di una donna di mezza età che andava a fare la spesa: vi ho contato meno di duemila rubli. Questa gente la ritrovo ai mercati dove dei russi del National non c’è traccia.
Mosca dove va di moda il sushi. Sotto al magazzino Nautilus, di fronte alla storica Lubianka del KGB abbiamo mangiato uno dei migliori sushi: preparato al momento col riso appena “morto” e un pesce freschissimo e di grande varietà. Peccato che trattino il miso come il borsh servendolo prima e non insieme alle portate (aspettano a servire il resto fino a quando non lo hai finito).
Mosca del popolo del sushi e del National, dei negozi in Tverskaya ulitsa: in fondo stanno ancora imparando. Quando lasci la Mosca centrale ti chiedi dove siano le vite parallele del resto della gente che non hai più incontrato, che non affolla più il mausoleo, che ha abbandonato le sue nostalgie. Non c’è nessun rammarico da parte mia, ma solo curiosità. Il mercato a Izmailovskii Park vale una visita: centinaia di banchetti nella cornice di un grande Cremlino di legno e passerelle sospese che vendono tutta la Russia: matrioske, pelli d’animale, icone e antiquariato, orologi e cimeli sovietici. La giornata di ghiaccio che incrociamo popola il mercato dalle undici, prima siamo proprio in pochi.