“Il Giuba esplorato” di Vittorio Bottego
Esploratore, ufficiale d’artiglieria (1860-1897) nasce in provincia di Parma e muore in Etiopia a daga Roba. Esplora prima l’aerea desertica della Dancalia etiope (1891) e successivamente inizia l’esplorazione dell’alto corso del Giuba in compagnia del capitano Matteo Grixoni (1892) da Berbera raggiunge il Ganale Doria, e risale il fiume Giuba fino alle sorgenti (marzo 1893). Rimasto solo raggiunge le cataratta che prenderanno il nome di Barattieri e Dal Verme arrivando fino a Brava.
Tornato in Italia organizza, con il supporto della Società geografica italiana, l’esplorazione del fiume Omo (1895). La spedizione, composta da 4 esploratori e 250 ascari raggiunge il lago Pagadè/Regina Vittoria, e, seguendo il corso dell’Omo, il lago Rodolfo (1896). Si addentra nei territori etiopi, ma viene attaccato e ucciso dai soldati di Menelik sul colle di Daga Roba, il 17 marzo 1897.
Esploratore, militare, Vittorio Bottego fu anche un attento naturalista e si dedicò allo studio e alla classificazione degli esemplari di fauna africana riportati dai sui viaggi e donati al “Museo dell’Università” di Parma.
Nel “Il Giuba esplorato” pubblicato nel 1895, viene riportato il suo viaggio di esplorazione del fiume Giuba dove troviamo molte fotografie di uomini e donne delle tribù, ippopotami abbattuti durante le cacce, elefanti e soldati incontrati sul suo cammino.
Da “L’esplorazione del Giuba”
(dove il fiume Dáua si unisce col Ganána)
Nei due primi giorni di marcia le boscaglie vi si mantengono ancor fitte: poi, diradandosi, lasciano luogo a coltivazioni. Il corso del fiume è sempre seguito da boschi di palme. Forse si potrebbe, con un ben inteso sistema d’irrigazione, trarre qualche profitto agricolo dalle zone piane vicine al Dáua. Lungo il corso di questo fiume abitano due popolazioni ben distinte: i Bóran (che si dividono in Bóran propriamente detti ed Uáta, e parlano galla) ed i Somáli Gárra.
Per fauna, la valle del Dáua è la più ricca di tutte quelle che formano il bacino del Giuba. Vi sono ippopotami, rinoceronti, cinghiali, elefanti, giraffe, antilopi, struzzi, una quantità sterminata di galline faraone (Numida vulturina e ptilorhyncha) e molta varietà d’altri uccelli. Le acque del fiume sono ricchissime di pesci.
Ganána, venerdì 14 luglio. – Un mio soldato assassinato. – Quando sto sulle mosse i Gárra corrono a salutarmi, portando bestiame e dura da vendere. Agg Alí raccomanda di non lasciar che i beduini si avvicinino lungo la strada, e, se avrò da fare acquisti, di mandar per trattare, fuori del campo, le due guide Helolé e Cannó. Passiamo vicino a Bentél, villaggio in due frazioni, abitato da Gubahín. Lungo il cammino parecchi altri villaggi occupati dalla stessa gente ed altri da Merihán, che i Gárra dicono Ogadén.
Dappertutto venditori di viveri che m’aspettan sulla via. Da una piccola carovana, che torna da Lugh, so che in quel paese vi son due bianchi abbandonati. Appena costrutta la zeríba, un soldato vede nel bosco un uomo alto, nero, come un Sudanese, armato di moschetto e cartucciera; chiamatolo, scappa via. È uno dei disertori di Lugh.
Mi dicono che un mio uomo è stato ucciso a pochi passi dal campo, vicino al fiume; di lì a poco me lo portano sopra un top. È uno degli scampati dall’eccidio del drappello di Uarsámal! Ha quattordici ferite di coltello, due mortali; una nel fianco che penetra in cavità e una, sotto la nuca, gli recide il collo per un terzo. Fa raccapriccio. Racconta che due Somáli, che prima parlavan con me, gli saltarono alle spalle mentre attingeva acqua, gli buttarono il fucile nel fiume e lo accoltellarono. Egli, benché disarmato, ne afferrò uno, che gli sfuggì, lasciandogli nelle mani il top; indi cadde svenuto.
È una vittima della propria imprudenza, io ho ripetutamente ammonito i soldati di non uscire dal campo soli per nessun motivo. Le due guide danno per certo che gli assassini sono stati Merihán, ne’ cui villaggi si offrono di condurmi domattina presto, perché possa fare la mia vendetta. Respingo la proposta dicendo ch’è ingiusto coinvolgere nella rappresaglia colpevoli ed innocenti; chè anzi probabilmente i primi ci sarebbero sfuggiti; che sarebbe peggiore del delitto farne ricadere la colpa sull’intera tribù.
Allora Cannó, la guida, con voce tranquilla e senza cambiar di posa, mi fa questo racconto: “C’era una volta una famiglia composta del padre, di un figlio e di una figlia. Un giorno alcuni ladri rubarono un cane che apparteneva alla ragazza; questa si querelò col padre perché cercasse di riaverlo e la vendicasse; ma egli le rispose che per un cane non valeva la pena. Dopo qualche tempo i ladri ritornarono e rubarono un asino, anch’esso della fanciulla. Le nuove rimostranze di lei non ebbero risposta migliore. I ladri, la terza volta, non si contentarono di rubare, ma uccisero anche il giovane fratello di lei. Il genitore addolorato voleva correre per punire i colpevoli; ma la giovinetta, vedendogli prendere lancia e scudo, disse: – “Quando poco giudizio possiedi; tu sei vecchio e vuoi correre a punire gli assassini? Non otterrai nulla, ed ammazzeranno anche te. Prima, quando il danno era piccolo, potevi punire i colpevoli con l’aiuto d’un giovane; ma tu li hai lasciati venire impunemente per ben due volte, ed ora che il male è irreparabile vorresti agire?” – “Così succederà di te” – prosegue la guida. – “Tu ora non vuoi vendicarti, ma i Merihán ritorneranno, ti ruberanno gli asini ed ammazzeranno gli uomini; poi uccideranno te pure. Non sai che questi beduini credono che l’uccisione di un cufr (infedele) dia diritto al paradiso?”.
Museo di Storia Naturale “Vittorio Bottego” via Università 12, 43100 Parma Il Museo di Storia Naturale dell’Università di Parma trae le sue origini dal settecentesco Gabinetto di Ornitologia di frate Fourcault che lo istituì nel 1766 e lo diresse fino alla sua morte, nel 1775, come ornitologo di Ferdinando di Borbone duca di Parma. Esso comprende la Sezione africana con la Raccolta Bottego, che costituisce formalmente il “Museo Eritreo Bottego” e la Raccolta Piola, degli inizi del ‘900, di materiale congolese. Accanto alla Sezione africana si trova la Galleria della Sistematica in cui sono esposti i principali gruppi di Vertebrati del mondo disposti in ordine sistematico. |
Alcune critiche sull’operato e la figura di Bottego: Il monumento a Vittorio Bottego a Parma