I nostri mieli
Non solo il miele è antico ma, da sempre, la sua dolcezza è metafora di tutte le dolcezze. Nella Bibbia il Signore si rivolge a Mosè per dirgli “…Vi farò uscire dalla umiliazione dell’Egitto, verso il paese del Cananeo, dell’Ittita, […] verso un paese dove scorre latte e miele.” (Esodo 3,17)
E ancora: “Va pure verso la terra ove scorre latte e miele” (Esodo 33,3). Il termine “miele” appare 55 volte nella Bibbia, 16 delle quali come parte dell’immagine di Israele “terra di latte e miele”. Si crede comunemente che il termine si riferisca al miele prodotto dai frutti come i datteri e i fichi. Il miele delle api, tuttavia, è menzionato esplicitamente solo due volte, entrambe in riferimento alle api selvatiche.
I ricercatori dell’Istituto di Archeologia dell’Università di Gerusalemme hanno trovato la prima arnia che risale al periodo biblico negli scavi di Tel Rehov, nella valle Beth Shean, risalente al X-IX secolo a.c. Tuttavia, le prime rudimentali arnie costruite dall’uomo risalgono al neolitico (circa 7 – 8000 anni fa) e già tremila anni prima di Cristo troviamo in Egitto apicoltori che si spostano lungo il Nilo per seguire con le proprie arnie la fioritura delle piante. A tal punto il dolce nettare è apprezzato da accompagnare i faraoni nelle loro tombe: dopo ben 4000 anni, infatti, quando i vasi di miele ermeticamente chiusi vennero aperti, si scoprì, che il loro contenuto era ancora perfetto e che aveva conservato immutate nei millenni le sue caratteristiche organolettiche e le sue virtù.
Ebrei Sumeri, Ittiti: tutti parlano di miele da questi ultimi inciso sulle tavolette di argilla in caratteri cuneiformi, battezzandolo così con un nome che si è perpetrato nel tempo.
Il miele è prodotto dall’ape sulla base di sostanze zuccherine che essa raccoglie in natura: in pratica si approvvigiona dal nettare dei fiori e dalla melata, derivata dalla linfa degli alberi. Ovviamente la composizione dei nettari varia secondo le piante che li producono. Da cui ogni miele è diverse per colore, sapore, odore secondo la specificità dei fiori che lo costituiscono: ogni terra ha un suo miele! Le immagini di questa pagina, per esempio, mostrano alcune arnie nel sud dell’Etiopia.
La produzione del miele comincia nel gozzo dell’operaia, durante il suo volo di ritorno verso l’alveare. Nel gozzo un enzima, che ha la proprietà di scindere gli zuccheri, con il nettare produce una reazione chimica che genera glucosio e fruttosio. Giunta nell’alveare, l’ape rigurgita il nettare, ricco d’acqua, che deve poi essere disidratato per assicurarne la conservazione A questo scopo, le api bottinatrici lo depongono in strati sottili sulla parete delle celle. Le operaie ventilatrici mantengono nell’alveare una corrente d’aria che provoca l’evaporazione dell’acqua. Quando questa è ridotta ad una percentuale dal 17 al 22%, il miele è maturo. Viene quindi immagazzinato in altre cellette, che una volta piene saranno sigillate.
Le api accumulano il miele prodotto nei favi contenuti nei melari. Al momento opportuno l’apicoltore decide di toglierli dall’arnia per portarli in laboratorio ed iniziare l’estrazione del miele. Questa fase comporta la necessità di togliere le api contenute nel melario.
Gli zuccheri sono presenti in quantità variabile ma in media intorno al 72%. Di questi, fruttosio e glucosio passano da circa il 70% nei mieli di melata fino ad avvicinarsi molto al 100% in alcuni mieli di nettare. Tranne pochi casi, il fruttosio è sempre lo zucchero più rappresentato nel miele. La presenza di fruttosio, dona al miele un potere dolcificante superiore allo zucchero raffinato ma anche una fonte di energia che il nostro organismo può sfruttare più a lungo. Infatti, per essere utilizzato, deve essere prima trasformato in glucosio e, quindi in glicogeno, il “carburante” dei nostri muscoli.
Grazie alle qualità di antibatterico naturale, il miele è un alimento che naturalmente ha una lunga conservazione. Tuttavia l’umidità ne favorisce la fermentazione, che pur alterando il miele, può essere utilizzata per produrre l’idromele.
La “Luna di miele” : Era credenza popolare che l’idromele avesse qualità terapeutiche e che fosse un afrodisiaco e un elisir per il prolungamento della vita, della virilità e della fertilità tanto da essere definita la bevanda della “luna di miele”. In molte culture tra cui quella gallese, tedesca e scandinava, l’idromele era spesso utilizzato durante la celebrazione stessa del matrimonio come brindisi agli sposi.
Dopo il matrimonio alla coppia era donata una quantità sufficiente per continuare a brindare per il mese seguente al matrimonio corrispondente ad un ciclo lunare, da qui il termine “luna di miele” (“honeymoon”) ovvero un mese di vino di miele. Il dono era segno di buon auspicio e incentivo alla procreazione.
Un alimento così affascinante, così caratteristico per modalità di raccolta ed espressione di sapori… oltre che buono… non poteva che attrarre dei viaggiatori curiosi come noi. Abbiamo pertanto cominciata da alcuni anni una raccolta del miele che ci procuriamo in giro per il mondo: qualche volta è contenuto dentro una zucca; spesso è pieno di api e altri insetti; frequentemente ha un contenuto d’acqua elevato che ci costringe a lavorarlo; in altri casi ha un odore forte del fumo usato dai cacciatori per allontanare le api. Ma è sempre ottimo miele naturale di cui ne conserviamo una piccola parte per la nostra raccolta.
Alcuni mieli della nostra raccolta: – Australia, Kangaroo Island Pure Ligurian Honey – Burundi, miele del villagio di Bugenyuzi – Cina, Guilin, miele selvatico – Egitto, miele della Ryat Farm – Etiopia, miele selvatico dei Surma – Kyrgystan, miele del lago di Issyk – Laos, Luang Nanta, miele selvatico – Libia, Fezzan, miele selvatico – Mali, miele di Danaya (fiori della savana) – Nepal, Kathmandu, Pure Himalayan Honey – Pakistan, Chila, miele selvatico – Russia, Monti Altai, Alpes Pine Honey – Siria, miele di datteri – Venezuela, Puerto Ayacucho, miele selvatico delle foresta, yanomami – Yemen, miele dell’Hadramout, Wadi Dawan |