Fiabe illustrate da Martella.Arte

Calendario del 2022

Grazie a Laura per la disponibilità a ripubblicare le sue illustrazioni, fatte per le fiabe raccontate nel calendario di Perigeo.

Laura è professionista dell’illustrazione in quel di Ascoli Piceno, dove lavora e opera in supporto alle iniziative legate alla sua città.

Laura Martellini – facebook/martella.arte – martella.art@gmail.com – Istagram/martella.arte
A Perigeo si è unita l’associazione Altevette Onlus con la quale collaboriamo per le attività in Alto Mustang.

I diritti delle foto e delle illustrazioni appartengono ai singoli autori – Realizzazione grafica Francesco Spigonardi.

Nepal Mustang – Guru Rinpoche sconfigge il demone

Si racconta che il re Trisong Detsen, imperatore del Tibet, decise di costruire a Samye il primo monastero buddista in terra tibetana ma quando l’edificio raggiungeva una certa altezza, crollava. Convinto che i demoni che infestavano la valle stessero ostacolando i suoi progressi, il re chiese a Guru Rimpoche, che viveva in India, di venire in Tibet per sottomettere i demoni e permettere al buddismo di fiorire. Il re attese con impazienza il suo arrivo. Durante il suo viaggio, Guru Rimpoche lesse gli insegnamenti del Buddha, e i demoni si spaventarono perché un potente mistico aveva scoperto una grande verità e la stava portando in Tibet. Guru Rinpoche si rese presto conto che il principale ostacolo alla diffusione del buddismo era un demone che si nascondeva nel Mustang fra le cime innevate e nei canyon.

Allora Guru Rimpoche in groppa al suo cavallo alato, trovò il demone e lo sconfisse dopo una grande e feroce battaglia. Guru Rimpoche, a testimonianza della sua vittoria, smembrò l’immenso corpo del demone: con il suo sangue dipinse di rosso le alte scogliere di Dhakmar, il suo intestino divenne il lunghissimo muro di Gami interamente ricoperto di pietre mani scolpite con mantra e preghiere e le sue costole le si vede nelle falesie erose dal vento e dall’acqua. I numerosi artigli vennero gettati alla rinfusa sulla montagna sovrastante il monastero di Lo Gekar e trasformati in 108 piccoli stupa rossi a protezione dell’edificio sacro.

Siria – Santa Tecla

Si racconta che a Iconio vivesse una giovane e bella donna, intelligente e dal carattere forte, di nome Tecla.
Quivi ascoltò la predicazione di San Paolo e si converti al cristianesimo. Ma il fidanzato abbandonato, non accettando la sua scelta, la denunciò e venne condannata al rogo. La santa salì impavida sul fuoco e si fece il segno della croce. La fiamma del fuoco si levò alta, circondò la martire con un’aureola e non la toccò. Il tuono scoppiò e una forte pioggia di grandine spense il fuoco. Lasciò la città e andò a predicare ad Antiochia dove fu perseguitata da un dignitario affascinato dalla sua bellezza. Santa Tecla rifiutò di sposarlo e, in quanto cristiana, fu condannata a morte.

Due volte fu portata nell’arena ma i leoni non la toccarono e si sdraiarono obbedientemente ai suoi piedi. Tecla, sfuggita a tutti supplizi, fu liberata e andò a Maaloula dove trascorse gli ultimi anni della sua vita in una grotta sulla collina pregando e curando i malati. All’età di 90 anni, gli stregoni pagani presero le armi contro di lei perché curava i malati senza compenso ma quando le arrivarono vicini, Santa Tecla chiese aiuto al Cristo Salvatore, e la montagna si aprì e nascose la santa vergine.
Gli Atti di Paolo e Tecla, scritto da un prete dell’Asia Minore fra il 160 ed il 190 DC.

Etiopia – L’elefante dello Wabi Scebeli

Si racconta che in un tempo lontano la piana di Oghisò, in terra di Oromia, fosse brulla e senza vegetazione. Un giorno un’enorme e vecchio elefante passando per questa zona e perdutosi nella savana abbia cominciato a sprofondare nel fango, per il suo enorme peso. Nei poderosi sforzi che l’infelice animale incominciò subito a fare per uscirne, finì, invece, con l’affondare ancora di più e con l’immobilizzarsi poi definitivamente
rimanendo con le sue lunghe zanne infisse nel terreno. Ma così facendo aveva aperto la prima via alle acque del Uebi Scebeli, uno dei grandi fiumi che attraversano tutto il Corno d’Africa.

Dal Diario di tenda e cammino della spedizione del duca degli Abruzzi in Etiopia (1928-1929) di Cosimo Basile:

“Eccola. Per vederla si sbuca dalla foresta su una specie di larga prateria, quasi al sommo del dolce pendio di una collinetta e poco dopo, davanti a noi, una mancanza di continuità nel terreno, che ci fermò, una frattura
regolare larga due passi, alta qualche palmo e sul fondo di essa, umile, nascosta, una tenue, lenta vena, un rigagnoletto, non una vivida polla, non una conca, nulla di imponente. Laudata tu sie, sora acqua per questa tua umiltà nuova. Tu vieni lenta dalla terra, da questa terra spugnosa che noi calpestiamo e silenziosa ti avvii verso genti diverse, tutte dividendole e tutte riunendole presso di te.

Il tempio a te consacrato è qui al sommo di questo declivio, tutto chiuso nella sua fitta palizzata di bambù inaccessibile, inviolabile, un tempio senza sacerdote, un tempio che segna il confine di tre popoli Arussi, Bale e Sidamo ed a cui religiosamente tutti convengono ad offrire il sacrificio al Dio tutelare che si chiama Uabi. Non c’è alcuno, non c’è popolo di questi che qui convergono, il quale davanti al tempio non deponga animosità ed inimicizie, che non rispetti religiosamente le sorgenti del Uabi come luogo di pace e di fraternità. Ed il tempio non è che un boschetto verde nel suo recinto inviolabile. Stanotte sognerò fauni e ninfe danzanti gioiosamente attorno alle nostre tende addormentate.”